
L’ingrediente segreto della Dieta Mediterranea.
Pomodori, melanzane, peperoncini, fichi, alici, legumi, pasta… La dieta mediterranea non è – solo – una questione di cibo, ma di come si mangia, di come si vive e di come si trasmette alle nuove generazioni.
Il sole si fa spazio tra le foglie dei fichi e mentre scendo in paese una serie di “Buongiorno, signorina” dalle finestre mi dà il benvenuto; «Ha dormito bene?». “Ha visto com’è bello il mare questa mattina?”. Nel castello le voci si fanno più intense, i ragazzi tra chiacchiere e risate sono pronti per la giornata della premiazione, oggi è il loro giorno.
Sono a Pollica, cuore del Cilento e culla della Dieta Mediterranea, che dieci anni fa è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità. Per celebrare questa nomina, il Future Food Institute ha scelto Pollica per il suo Food & Climate Shapers Boot Camp – Mediterraneo Edition, una sei giorni di lezioni e incontri per ragazzi sui modelli di sviluppo sostenibile con ricercatori, imprenditori e figure istituzionali del mondo agroalimentare sostenuta da Barilla, da Google, dal centro di ricerca olandese Taste, da Food for Climate League e dal Fondo mondiale per la diversità delle colture Crop Trust: conferenze, ma non solo, un’immersione totale nel territorio e una challenge promossa da Barilla, per cambiare il mondo ricetta dopo ricetta.
Alla base, la cura per l’ecosistema ed il territorio e a Pollica, la cultura contadina, lo stile di vita forse un po’ arcaico, fanno scuola. La dieta mediterranea è stata riconosciuta da Unesco dieci anni fa, e se ovviamente è risultato di secoli di cultura e abitudini, è negli anni sessanta che viene scoperta, grazie al lavoro del medico ricercatore Ancel Keys che ha riconosciuto nello stile di vita dei cilentani un valore da codificare e ha trovato quindi il luogo perfetto per le sue ricerche sull’alimentazione ma anche il luogo perfetto dove vivere, perché come ci ha raccontato Delia, la donna che per tutta la vita gli ha preparato e servito piatti cilentani a tavola, lui davanti allo sconcerto di alcuni paesani, alla domanda ‘Ma lei cosa ci fa qua a Pioppi?’ usava rispondere “Voglio anche io vivere fino a cent’anni”.
E così fu, il professore mancò nel 2004, dopo cento anni esatti dalla sua nascita e dopo più di quaranta vissuti in Cilento. Cilento terra preziosa, custode di tradizioni, di biodiversità, famosa per i suoi centenari che pasto dopo pasto, tra i prodotti dell’orto, legumi, uova, la pasta fresca, i formaggi fatti dai casari locali, il pesce azzurro e, non diamo mai per scontato, l’olio d’oliva, tramandano a figli e nipoti il vivere alla mediterranea. Perché dieta sí, ma non solo, nelle stessa parola c’è una grande verità: dieta deriva dal greco (diaita), che vuole dire stile di vita. Quindi non parliamo di regime alimentare, ma anche buone abitudini. La lentezza, che tutti noi abbiamo riscoperto durante questo particolare anno, e che ci sembra così incompatibile con le nostre vite, il saper vivere in una comunità, scambiando prodotti e sapere, l’attività fisica – nell’orto, perché non c’è cilentano che non abbia il suo pezzo di terra coltivato -, il riposo, il rispetto per la terra e per i mari.
Nel libro “La rivoluzione del filo di paglia” Masanobu Fukuoka dice che c’è chi mangia con la pancia, rispettando il senso della fame, c’è invece chi mangia con il cervello, influenzato dalle mode e dal marketing, a Pollica, invece, si impara a mangiare col cuore.
Fonte: Sabina Montevergine – Vanityfair.
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